REGOLAMENTO EUROPEO “CASE GREEN”

Nel marzo 2023 il Parlamento europeo ha approvato la nuova Direttiva sul rendimento energetico (EPBD) con l’obiettivo di ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nocive rispetto ai livelli del 1990 e raggiungere le emissioni zero entro il 2050.

Il testo della nuova Direttiva prevede che tutti i nuovi edifici dovranno essere a zero emissioni a partire dal 2028, mentre quelli esistenti dovranno raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e D entro il 2033.

Già dal 2026 tutti i nuovi edifici utilizzati o gestiti e quelli di proprietà degli enti pubblici dovranno essere ad emissione zero. Mentre dal 2028 i nuovi edifici, oltre a dover essere a emissioni zero, dovranno essere dotati di tecnologie solari, ma solo se tecnicamente funzionale ed economicamente fattibile.

Infine, gli edifici residenziali già esistenti che verranno sottoposti ad importanti ristrutturazioni, dal 2032 dovranno rispettare gli stessi requisiti dell’emissione zero ed essere dotati di nuove tecnologie.

Ristrutturare casa: bisogna attendere un piano nazionale

In generale le Direttive europee sono degli atti giuridici che si limitano a stabilire degli obiettivi che tutti i paesi dell’UE devono conseguire lasciando poi ai legislatori dei singoli Paesi membri definire, attraverso disposizioni nazionali, come raggiungerli.

A seguito dell’approvazione, da parte del Parlamento europeo, della Direttiva sul rendimento energetico, ogni Stato membro potrà stabilire un piano nazionale di ristrutturazione, adattandolo alle esigenze del singolo paese. In particolare, la Direttiva prevede anche specifiche deroghe per quegli edifici con particolari caratteristiche, come ad esempio edifici di pregio artistico, storico, di culto, le seconde case e gli immobili con una superficie inferiore ai 50 metri quadrati, escludendoli dal suo campo d’azione. 

Inoltre, sempre secondo quanto stabilito nella Direttiva, saranno i singoli Stati membri a stabilire come raggiungere gli obiettivi, ossia quali misure adottare nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione tenendo conto anche della fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e della disponibilità di manodopera qualificata.

Proprio a questo fine è previsto che gli Stati membri potranno chiedere alla Commissione europea di valutare deroghe che tengano conto della particolarità del patrimonio immobiliare di ogni Paese, di paese tecnici e dell’eventuale mancanza di materiali.

Ma cos’è la certificazione energetica di un edificio?

L’Attestato di Prestazione Energetica di un edificio (APE) è un documento che indica tutte le informazioni su come è stato costruito un edificio sotto il profilo dell’isolamento e del consumo energetico; l’APE viene redatto da un tecnico abilitato attraverso un sopralluogo all’immobile e la raccolta della documentazione necessaria.

Ora va detto che i requisiti per raggiungere una determinata categoria in Italia sono diversi da quelli necessari per raggiungere la stessa classe in un altro Stato membro; ne consegue che ogni Stato membro ha una sua particolare classificazione energetica diversa da quella degli altri Stati.

Proprio per uniformare questa situazione la Direttiva europea prevede l’unificazione della classificazione nei diversi Paesi europei e questo vuol dire che gli interventi modificativi richiesti dalla legge potrebbero avere una portata minore rispetto a quella ipotizzata ragionando sui parametri di classificazione adottati attualmente in Italia.

Servono tempi certi e incentivi

Gli immobili rappresentano oltre un terzo delle emissioni di gas a effetto serra dell’Ue e se si vuole conseguire l’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050 il primo passo che la Commissione europea deve fare è quello di iniziare a ridurre le emissioni di gas serra.

Oggi in Italia il 60% degli edifici è oggi in classe F e G e questo ci può far immaginare quanto sarà impattante anche solo il passaggio in classe E.

Per effettuare questo occorre ridurre i consumi energetici di circa il 25% e questo si ottiene grazie ad interventi come il cappotto termico, la sostituzione degli infissi o la sostituzione della caldaia con una nuova a condensazione.

Certo è che la spesa per avere edifici più sostenibili non deve gravare sulle tasche dei cittadini, per molti dei quali la casa rappresenta l’unico patrimonio o fonte di reddito.

Ben venga dunque l’adeguamento solo se accompagnato da incentivi facilmente accessibili. Inoltre, i proprietari ad oggi possono vendere e affittare gli immobili semplicemente presentando la certificazione dello stato di fatto in cui si trova l’immobile al momento della vendita o della locazione.

Rimane evidente che sarà il mercato stesso a valorizzare gli edifici che hanno adeguato la loro classe energetica, penalizzando quelli non ancora efficientati.

Occorre pertanto definire chiaramente tempi e modalità in sede Ue poi in Italia andando di pari passo con la promozione di incentivi certi e duraturi. Serve pertanto procedere con una strategia chiara e non con proroghe all’ultimo minuto o continui cambiamenti regolatori tecnici e fiscali ad ogni legge di bilancio. Solo così sarà possibile affrontare questa sfida coinvolgendo i cittadini e migliorando il nostro Paese.

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